Punto di vista: era 'la ISS in D-STAR', oggi scoppia la polemica

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Creato Giovedì, 13 Gennaio 2011

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  Rubrica di approfondimento e riflessione  sui vari argomenti del mondo radioamatoriale non sempre visti dal medesimo  "Punto di Vista"

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 Era 'la ISS in D-STAR', oggi scoppia la polemica...

Era il 19 marzo dello scorso anno, quando sulle pagine di questo sito scrissi un "Punto di Vista" a riguardo dell'occupazione delle frequenze della ISS da parte di un ripetitore D-STAR. Frequenze che dovrebbero essere piuttosto note da parte di tutti i radioamatori, inclusi quelli che non praticano tale attività. Non parliamo di chi ha incarichi associativi relativi ai sistemi automatici o gestisce uno o più ripetitori, che dovrebbe quanto meno documentarsi...

Forse all'ora quello scritto passò quasi inosservato, ma se lo rileggiamo oggi vi ritroviamo l'attualità di questi ultimi giorni.
Per scoprire che qualcosa di anomalo stava accadendo nell'etere italico abbiamo dovuto scomodare l'astronauta Paolo Nespoli (IZ0JPA!).

Sono infatti gli "schedule contact" ARISS tra Nespoli e le scuole italiane ad infiammare la polemica sulla presenza di ripetitori D-STAR sulla stessa frequenza della ISS e più in generale di altri sistemi automatici in banda satelliti, con relativi disturbi arrecati al traffico su questi ultimi. 

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Tra i primi a denunciare nuovamente il problema in questi giorni è stato il sito http://www.issfanclub.com/ , la questione ha poi trovato spazio su diversi forum nazionali ed internazionali, allargando la discussione al tema del rispetto o meno del band plan IARU.
Molti radioamatori stranieri si sono pure interrogati su come sia possibile che questo accada nel nostro paese e sulla eventuale latitanza o colpevolezza di autorità ed associazioni.

Proviamo allora a fare qualche considerazione in merito.
Partiamo dalla IARU: se dovessimo analizzare la questione del rispetto del band plan dal punto di vista strettamente legale, è del tutto evidente che tale documento non ha alcun valore ufficiale per il Ministero, essendo un accordo frutto di una organizzazione privata di cui tra l'altro non tutte le associazioni nazionali possono far parte. Gli unici documenti che si possono far valere legalmente in Italia sono il PNRF ed il Codice delle Comunicazioni.
La nostra stessa associazione potrebbe non riconoscerne il valore, così come altre associazioni al di fuori dell'ARI. E' interessante notare invece come parole di forte critica e messa in discussione del band plan sono giunte proprio dall'interno dell'ARI stessa, come pubblicato nei primi comunicati di issfanclub.

Ma quale valore ha allora la IARU per i radioamatori di ogni fede associativa e per quelli che non aderiscono a nessun sodalizio? Va detto che il band plan è uno dei più grossi e riconosciuti sforzi a livello mondiale per armonizzare l'utilizzo delle frequenze radioamatoriali e per permettere a tutti di fare radio in maniera ordinata e costruttiva, senza generare disturbo tra tipolgie differenti di emissioni ed attività.
Un tentativo utile e lodevole, sicuramente non facile, ma evidentemente non privo di problemi ed incongruenze.
Per avere il massimo del riconoscimento la IARU dovrebbe quanto meno essere aperta a tutte le associazioni e non ad una per paese, in secondo luogo l'Italia più di altri paesi soffre delle limitazioni di gamma imposte dal PNRF ed in molti segmenti delle diverse bande il band plan è semplicemente inapplicabile! Se lo applicassimo poi al 100% sarebbe una ulteriore limitazione per i radioamatori italiani, già penalizzati dal PNRF non proprio in linea con altri paesi.

Ma qual'è la linea del C.I.S.A.R.? Sgombriamo subito il campo da dubbi, la nostra associazione, pur con le considerazioni critiche di cui sopra ritiene che il band plan vada rispettato ogni volta che questo è tecnicamente possibile nel nostro paese e che le eventuali eccezioni siano ponderate e motivate, specialmente nel rispetto di tutti i radioamatori italiani e stranieri che svolgono qualsiasi tipo di attività. Se è vero che i radioamatori italiani sono padroni in casa loro, è altrettanto corretto che le onde radio non hanno confini, concetto quanto mai importante nell'attività satellitare.
Qualsiasi richiesta di sistema automatico autorizzato alla nostra associazione, passa attraverso un processo informatizzato che controlla automaticamente tutti i paramentri e dall'autorizzazione del responsabile di area e nazionale, che controllano tra le altre cose anche il rispetto del band plan! Più volte sono state negate a manutentori C.I.S.A.R. frequenze che sono state ritenute non idonee o potenzialmente interferenti. Tutti i sistemi C.I.S.A.R. sono censiti e controllati in un database online, da cui è sempre possibile conoscere lo stato, la copertura, le frequenze i dati del manutentore, etc...

Su questo sicuramente il C.I.S.A.R. non si è mai sottratto alle sue responsabilità!
Ogni richiesta che passa attraverso questo sistema è attentamente vagliata al fine di evitare ogni possibile interferenza ed incongruenza con le normative vigenti.

Ma torniamo a quanto il Ministero ci autorizza e leggiamo il nostro PNRF.
Agli osservatori più attenti non sarà sfuggito che la ripartizione delle frequenze nelle gamme radioamatoriali fa differenza esclusivamente tra due tipologie di attività: "Radioamatore" e "Radioamatore via Satellite". Cosa significa questo? Significa in soldoni che in Italia l'unica tipologia di comunicazioni radioamatoriali che in qualche modo godono ufficialmente di una certa protezione sulle altre sono proprio quelle "spaziali", proprio in virtù della loro riconosciuta particolarità e "fragilità" sul piano delle interferenze.
Perchè allora il Ministero autorizza richieste in piena banda adoperata da satelliti? Sostanzialmente per lo stesso motivo per cui potrebbe autorizzare ad esempio due ripetitori sulla stessa frequenza e nella stessa locazione, ovvero perchè l'unico controllo che viene fatto è quello del rientro della frequenza entro la banda radioamatoriale. Tutto questo porta a problemi come quelli di questi giorni e molti altri già denunciati in passato per i sistemi automatici con interferenze tra ripetitori ed un proliferare spesso inutile di sistemi.

Se per le autorizzazioni richieste dalle associazioni possiamo confrontarci con queste ultime e chiedere conto della loro responsabilità e buon senso, cosa dire dei privati? Privati che con una autorizzazione del Ministero, rilasciata senza alcun controllo preventivo possono spesso mettere in crisi il lavoro di interi gruppi ed associazioni.
Il C.I.S.A.R. promuove da tempo, e continuerà a farlo a tutti i livelli, proposte per conciliare la libertà di sperimentazione di tutti (associati e non associati) con il controllo che deve esserci per evitare situazioni di anarchia ed il proliferare delle furbizie che portano solo danni a tutta la comunità radioamatoriale.

Chi approfitta egoisticamente di questa situazione (associazione o singolo radioamatore) sicuramente non può dire di avere a cuore la nostra attività e l'"ham spirit".

Permettete inoltre, prima della conclusione di questo articoletto, che mi levi un piccolo sassolino... tra le discussioni di questi giorni sul rispetto delle regole è saltata fuori su un noto forum nazionale la questione dei nominativi di sistemi automatici del tipo IQ.... ovvero i nominativi assegnati ai radio club.
Va detto a chiare lettere una volta per tutte che questi sistemi sono da ritenersi non autorizzati! Il nominativo di sezione o club NON può essere usato a piacimento come una sorta di jolly per i sistemi automatici, ma è bensì un nominativo da usare per le attività del club stesso che coinvoglono i propri soci in particolare dalla propria sede, eventualmente per attivazioni, diplomi, eventi, etc...

Nella speranza che quello di questi giorni non sia il solito "fuoco di paglia", ma che porti tutti ad una seria riflessione sulle proprie responsabilità e su quanto tutti sono chiamati a fare perchè il rispetto delle regole e più in generale quello del prossimo non siano un "optional", vi auguro buona attività!

Mauro Olivieri IW3ROW

 

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