Radioascolto: le info di giugno 2020

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Creato Venerdì, 12 Giugno 2020
Gruppo Radioascolto Subalpino

Le radio al tempo del coronavirus

SW-ITA

 Il covid-19 manda in crisi le emittenti radio, che chiedono aiuto

In un precedente articolo (I Radioamatori al tempo del coronavirus) si parlava dei Radioamatori al tempo del Covid-19, citando un bell'esperimento - ripetuto successivamente in un paio di altre occasioni - architettato dall'Editore di Radio Fly Giuseppe Misuri IW5CGM (nome che non ci giunge affatto nuovo, vero?). Questa volta porto alla vostra attenzione un bel lavoro di un vero esperto in materia, Fabrizio Carnevalini, circa la Radiofonia italiana al tempo del coronavirus. Davvero molto interessante.

Il covid-19 manda in crisi le emittenti radio, che chiedono aiuto

Non si parla altro di questi tempi - purtroppo - che dei danni provocati dal virus, sia in termini di vite umane, che in termini di danni economici, praticamente in tutti i campi delle opere dell'uomo (probabilmente solo la natura ha avuto dei riscontri positivi dal fermo delle attività umane). Per quanto attiene ai casi nostri, ovvero la radiofonia, non ci si poteva aspettare che anche in questo campo non ci fossero ricadute economiche.



Potete leggere in questa inchiesta di Fabrizio Carnevalini come due radio su tre (65%) chiedono ulteriori aiuti, immediati e a fondo perduto (40%). Come calo della pubblicità, del resto, sia stato drammatico (-73%) e come, per far quadrare i conti, siano stati necessari tagli dolorosi, congedando collaboratori e chiedendo la cassa integrazione per una parte del personale.

 


Ma per ridurre i costi aziendali avrebbe senso dimezzare le potenze dei trasmettitori? I consumi di energia assorbono il 45% del bilancio di una radio! Il bacino di utenza delle emittenti ne risentirebbe? Se le emittenti abbassassero di 3dB la potenza, non avremmo un miglioramento nell'ascolto, con anche minore inquinamento elettromagnetico? Di sicuro la situazione non è rosea, c'è una perdita generalizzata dei 3/4 della pubblicità e quindi degli incassi.

Nell'articolo di Fabrizio Carnevalini si legge: "Se gli editori hanno congedato, in media, un collaboratore su tre (-34%), i risparmi sui costi del personale si sono fatti sentire soprattutto nelle aziende più strutturate: superstation (-48%) e network (-85%), mentre per le comunitarie l’impatto è stato dimezzato (-16%). Analogamente, la cassa integrazione è stata richiesta per un lavoratore su tre (-31%), con punte del -47% per le radio a copertura regionale, e ancor più elevate per superstation (-48%) e nazionali (-50%). A risentirne meno sono state le comunitarie (-18%), anche perché vengono gestite con meno di un dipendente (0,72): si basano sui collaboratori (5 in media) e soprattutto sul volontariato (7 persone, tra quelle interpellate)".

Vi propongo quindi di leggere con attenzione questa bella inchiesta, pubblicata in parte su alcuni quotidiani nazionali, che appare invece integrale sul blog "Radio Reporter: World Radio and TV News" a firma di Fabrizio Carnevalini.

Angelo Brunero IK1QLD - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. IK1QLD

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